Description
Il Libro
Filoxenìa è l’amore per il forestiero, come lo intendevano gli antichi Greci, è il valore sacro dell’ospitalità, che l’antropologa – fotografa Patrizia Giancotti, ha sperimentato nel corso della lunga permanenza nella Calabria Greca, di cui questo racconto fotografico è il resoconto.
“Povero me, alla terra di quali uomini sono arrivato? – si chiedeva Ulisse – Sono forse violenti, selvaggi e senza giustizia, o sono ospitali e hanno nella mente il rispetto per gli Dei?” Ebbene, la Calabria Greca, estremo Finis Terrae d’ Europa greca, è terra di uomini ospitali.
Se ne accorsero e ne scrissero molti illustri viaggiatori del passato, come Edward Lear, Maurits Escher, o Gerhard Rohlfs, e persino i confinati, come Cesare Pavese che da Brancaleone scriveva alla sorella: “La gente di questi paesi è di un tatto e di una cortesia che hanno una sola spiegazione: qui una volta la civiltà era greca”.
Ma oggi, è ancora così? Da sola, munita di macchina fotografica e registratore “da campo”, Patrizia Giancotti ha percorso i territori di Bova, Condofuri, Amendolea, Gallicianò, Staiti e Bagaladi per scoprirlo. Una ventina d’incontri, fortuiti o cercati, fugaci come apparizioni o dilatati come le riunioni familiari, costituiscono il succo di questo libro, insieme alle scintille di sapienza popolare che ne sono scaturite, la memoria, il consiglio, la lectio magistralis.
Il risultato è una miscellanea di voci, di volti e di cunti, in un flusso di scrittura che vuole mantenere l’impronta dell’oralità e aspira a “far vedere” il racconto. Fino a scoprire come l’esperienza in questa piccola comunità greco-calabra, ci parli in realtà di tutti gli uomini, non solo di “questi” e quanto la pratica della filoxenìa, l’amorevole accoglienza per chi non si conosce, sia oggi un’urgenza di proporzioni planetarie, un drammatico spartiacque tra chi è “senza giustizia”, come temeva Ulisse, e il genere umano propriamente detto.
“Mi sono sempre occupata di popoli “lontani”, sia che fossero gli sciamani dell’Amazzonia, le danzatrici del Benin o le sacerdotesse di Bahia. “Lontani” anche da quel foculari di fronte al quale, quando avevo sedici anni, la zia Caterina mi cantava le sue canzoni in dialetto, “donna da li capiddi inanellati, trema la terra quando li sciunditi“, e mi indicava, dalla fiamma di quell’entroterra calabrese, la strada universale dell’antropologia. Questa volta, invece di andare tanto lontano, con la stessa attitudine esplorativa ho risposto al richiamo di una Calabria che conoscevo poco, dove c’è chi parla e coltiva la lingua greca, dove si è ripreso il culto di rito bizantino, dove quasi tutti sanno suonare uno strumento e persino i bambini portano nel corpo il sapere introiettato degli antichi gesti e i passi di danza dei loro avi, e dove si mette in pratica la filoxenìa, l’amore per il forestiero come lo intendevano ai tempi di Ulisse: Calabria greca.”
Filoxenìa – L’accoglienza tra i Greci di Calabria, è anche il tema di un ciclo di programmi di Radio3 Passioni ideato e condotto dall’autrice, è il titolo di una puntata del programma Radio 3 Zazà dedicata all’argomento, è reportage per la rivista internazionale Nikon Sguardi, per la patinata Il Gattopardo, è una pagina FB ricca di contenuti che invitiamo a visitare, è una presentazione spettacolo che comprende racconto, immagini, voci e suoni del territorio messa in scena dall’autrice.
Filoxenìa L’accoglienza tra i Greci di Calabria edito da Rubbettino nella collana Parco Culturale della Calabria Greca ideata dal GAL Area Grecanica vince il premio Ali sul Mediterraneo 2017 per la categoria Libri e valore al territorio: “Un omaggio all’area grecanica calabrese, un atto d’amore verso un territorio dalle infinite potenzialità turistico-culturali”
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