Artigianato – Legno – Collari


L’universo dell’artigianato è  un’autentica arte, nata in tempi antichissimi dall’esigenza di creare attrezzi e suppellettili di uso quotidiano, la cui realizzazione è da sempre guidata da una maestria atavica, ereditata dai primi greci: l’abilità di trasformare il materiale “povero” esistente in natura in autentici capolavori. Creta, legno, ferro, e persino il ventre degli ovini, vengono lavorati per la produzione di anfore, pentole, stoviglie, strumenti musicali.

La massima espressione dell’artigianato maschile è rappresentata dalla cosiddetta “arte dei pastori”, ovvero quella dell’intaglio del legno. Durante le soste tra le montagne, dove accompagnavano il gregge al pascolo, i pastori si dedicavano alla costruzione dei vari manufatti, dando vita in tal modo a questa caratteristica forma di artigianato. I prodotti sono molteplici, tutti legati alle attività agro-pastorali: dai collari degli ovini, ta cuddhària, ai bastoni, distinti tra quelli dritti, i raddhìa, e quelli ricurvi, le capìnte; i timbri per dolci, i plumìa, gli stampi per formaggi, le musulupàre, così denominate dal musulùpu, uno squisito formaggio tipico a base di latte di pecora e capra. Ed ancora il nappo, il caratteristico recipiente adoperato come unità di misura per la farina; le bellissime pipe in radica, che in passato hanno alimentato una industria alquanto fiorente; i flauti, i sulàvria, costruiti con le canne, che anticamente venivano suonati tra i boschi per tenere lontani i lupi e gli immancabili “spiriti”, assieme alla stessa ceramèddha, la zampogna, divenuta compagna insostituibile in ogni momento della vita sociale del mondo grecocalabro, la cui sacca viene realizzata con il ventre delle capre. Tra gli strumenti musicali ricordiamo il tamburello, realizzato con un cerchio di legno che trattiene un disco costituito da una pelle di capra o di gatto selvatico. Tra questi due elementi vengono incardinati dei dischetti di latta che vibrano alla percussione dello strumento.

 

Description

L’arte dei pastori/ I arte tos sambatàro

L’universo dell’artigianato è  un’autentica arte, nata in tempi antichissimi dall’esigenza di creare attrezzi e suppellettili di uso quotidiano, la cui realizzazione è da sempre guidata da una maestria atavica, ereditata dai primi greci: l’abilità di trasformare il materiale “povero” esistente in natura in autentici capolavori. Creta, legno, ferro, e persino il ventre degli ovini, vengono lavorati per la produzione di anfore, pentole, stoviglie, strumenti musicali.

La massima espressione dell’artigianato maschile è rappresentata dalla cosiddetta “arte dei pastori”, ovvero quella dell’intaglio del legno. Durante le soste tra le montagne, dove accompagnavano il gregge al pascolo, i pastori si dedicavano alla costruzione dei vari manufatti, dando vita in tal modo a questa caratteristica forma di artigianato. I prodotti sono molteplici, tutti legati alle attività agro-pastorali: dai collari degli ovini, ta cuddhària, ai bastoni, distinti tra quelli dritti, i raddhìa, e quelli ricurvi, le capìnte; i timbri per dolci, i plumìa, gli stampi per formaggi, le musulupàre, così denominate dal musulùpu, uno squisito formaggio tipico a base di latte di pecora e capra. Ed ancora il nappo, il caratteristico recipiente adoperato come unità di misura per la farina; le bellissime pipe in radica, che in passato hanno alimentato una industria alquanto fiorente; i flauti, i sulàvria, costruiti con le canne, che anticamente venivano suonati tra i boschi per tenere lontani i lupi e gli immancabili “spiriti”, assieme alla stessa ceramèddha, la zampogna, divenuta compagna insostituibile in ogni momento della vita sociale del mondo grecocalabro, la cui sacca viene realizzata con il ventre delle capre. Tra gli strumenti musicali ricordiamo il tamburello, realizzato con un cerchio di legno che trattiene un disco costituito da una pelle di capra o di gatto selvatico. Tra questi due elementi vengono incardinati dei dischetti di latta che vibrano alla percussione dello strumento.

Ma l’arte dei pastori confeziona anche tutta una serie di strumenti dedicati alla donna: dalla conocchia, al cui interno veniva posto un sassolino che muovendosi durante l’attività di tessitura le impediva di addormentarsi, producendo un fastidioso rumore, alle stecche per busto e agli stessi telai. Pregevoli per gli intagli nonché per la valenza altamente simbolica delle raffigurazioni, assolutamente fedeli e coerenti alla tradizione, sono infine i fusi, che assieme ai plumìa e alle musulupàre, rappresentano emblematicamente l’artigianato ligneo grecanico.

Le decorazioni pazientemente intagliate su questi oggetti sono tutte legate prevalentemente alla tradizione bizantina: palmette, rosette, losanghe, anche combinate tra loro, denti di lupo e soprattutto croci greche, che ritroviamo in ogni oggetto, tranne che nei cuddhària. Ma negli stessi motivi decorativi dell’arte bizantina, riprodotta dagli ellenofoni ancor oggi, troviamo assonanze con la facies stentinelliana, databile al Neolitico, per esempio nella ricorrenza della figura del rombo al cui interno è inscritta la croce, con un puntino al centro, interpretabile come l’occhio della coscienza. I disegni sono dunque essenziali e geometrici, astratti e carichi di alta valenza simbolica; figure dalla foggia essenziale che si intrecciano dando origine ad alte espressioni d’arte, complesse pur nella loro sobrietà.

Fonte: Artigianato Greco Calabro, Teresa Pietropaolo – Collana Parco Culturale della Calabria Greca

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